Vi e' un suggestivo ambito di riflessione che sicuramente si
sviluppera' ulteriormente. Si tratta di un campo parzialmente esplicitato qua e
la' in diversi articoli, ma mai emerso con chiarezza. In qualche modo esplora gli effetti, le ricadute metadidattiche della ricerca tecnologica.
Un esempio e' rappresentato dai suggerimenti che circolavano nella prima fase in cui in Italia si introduceva la programmazione didattica e
curricolare:
organizzare le procedure di progettazione didattica in forma di diagrammi di flusso (forse
e' inutile ricordare che i diagrammi di flusso erano stati sviluppati dai programmatori di computer per descrivere gli algoritmi, i passi che un esecutore automatico doveva fare per fornire un risultato a partire da certe informazioni in ingresso).
Nello stesso periodo da alcuni settori veniva caldeggiato l'insegnamento dei linguaggi di programmazione per educare i ragazzi, si diceva, al "pensiero algoritmico strutturato".
L'emergere di nuove "sensibilita'" all'interno delle
comunita' scientifiche che si occupavano di tecnologia e delle sue implicazioni in ambito educativo ha fatto emergere riflessioni di tipo diverso.
Su multimedia n. 15 (1995) si proponeva un confronto tra modello organizzativo della didattica implicito nella programmazione curricolare e modello implicito nell'approccio dei micromondi.
Col passare del tempo gli stessi paradigmi della programmazione dei computer si sono arricchiti di nuovi modelli sollecitati dall'idea di parallelismo e dalla
possibilita' di fare interagire una molteplicita' di "agenti" in varie
modalita'. Questi paradigmi emergenti stanno influenzando (possono influenzare) i modelli organizzativi della didattica e dei sistemi organizzativi in genere? La risposta
e' probabilmente positiva.